martedì 9 aprile 2013
Protagonista di questo romanzo a
episodi è Rio de Janeiro, città raccontata soprattutto nelle sue contraddizioni
e nelle sue angosce, nella sua vitalità a tratti disperata e nelle sue speranze magiche e
trascendentali. Sono figure di donne a
dettare il gioco e il ritmo di questo romanzo sui generis, Rio Negra, in
cui Gennari, abbandonata la provincia italiana, volge il suo sguardo al Brasile,
sua terra d’adozione. La scrittura è semplice, chiara ma non banale, tessuto
robusto che permette di vestire tre storie che si fondono nel finale e che
hanno tre donne per protagoniste: la ricca Luisa Fernandes Silva Montecchi, la
pia Maria Oliveira, la giovane e irrequieta Miranda.
Gli uomini rimangono sullo
sfondo, comparse in un mondo tutto al femminile, fatto di cinismo e realismo
non privo di slanci di bontà, nel caso di Luisa, fatto di preghiera e dedizione
al prossimo, nel caso di Maria, fatto di droghe, sesso e delinquenza, nel caso
di Miranda. Dietro il titolo di “Rio Negra”
si cela un’eterogeneità di notevole impatto, un mondo raccontato con pietà
nelle sue derive, nelle sue altezze, nelle sue cadute. I personaggi femminili
sono il fulcro e il sangue vivo di queste storie in cui il realismo si confonde
con il fantastico in alcune parti, non sempre in maniera convincente, a volte
sembra che gli inserti soprannaturali siano delle forzature non richieste dalla
trama che fino a quel momento si era retta su un’adesione alla realtà.
Dove Gennari colpisce nel segno, è nel
raccontare la crudezza, il realismo, la vita di strada della Rocinha, per
esempio, la più grande favela
brasiliana e del Sudamerica tutto, che s’impone come uno dei personaggi delle
vicende narrate. Sullo sfondo, inquietante e affascinante al tempo stesso, la
macumba con i suoi santi, i suoi riti, le sue maledizioni. La povertà della Rocinha è raccontata con
semplici annotazioni: ”Più si saliva, più diminuiva il numero di denti nelle
bocche di quelli che le sorridevano ”; il mondo è così spaccato in due, da una
parte i ricchi come Luisa Montecchi, dall’altra i poveri della favela, le
cameriere o la gente comune. In questo contesto la famiglia è il luogo del
sopruso: padri assenti o violenti o ubriaconi, madri anaffettive e distanti,
che compiono costanti violenze psicologiche. Il romanzo indaga dunque quella
realtà profonda di smarrimento generazionale che i giornali banalizzano, i
sociologi cercano di spiegare e gli psicologi di curare. Smarrimento che prende
le forme del misticismo religioso nel caso di Maria, protagonista della seconda
parte, della sessualità disinibita dalle droghe, nel caso di Miranda, nel gesto
di generosità che dà senso a una vita, nel caso di Luisa.
Con questo romanzo a episodi si
può parlare di una forma di realismo che non disdegna di avventurarsi nel
fantastico, che sta perennemente in bilico fra le due opzioni, oscillando. Il
racconto più riuscito mi sembra il terzo e ultimo, dove un’adolescenza
difficile, quella di Miranda, è raccontata come l’ingresso nel mondo degli
adulti, un ingresso sofferto che lascerà delle ferite. Racconto in cui una
certa crudezza pulp è temperata dalla capacità d’indagine psicologica. In
questi tre episodi, l’apparenza viene
sempre lacerata dall’irruzione della sostanza profonda dell’individuo, tutte e
tre le protagoniste scoprono così di essere diverse da come si vedevano o
venivano viste e compiono un doloroso
processo di riscoperta di sé.
In conclusione, il femminile, visto come
centro del mondo, la realtà ruvida della povertà, il misticismo, la macumba,
vengono alla luce in questo romanzo, come
frammenti di un puzzle. Il centro di questo puzzle è Rio de Janeiro che
continua a pulsare nel suo mistero e nella sua alterità.
***
Il romanzo è alla
ricerca di un editore. Per il momento, chi
volesse ricevere Rio Negra, in formato word gratuitamente, può contattare l’autore al seguente
indirizzo: matteogennari@gmail.com
3 commenti:
Conosco il Brasile solo attraverso la letteratura di Amado.
Anch’io ho letto solo Amado. Un romanzo brasiliano però mi sta aspettando da qualche tempo, Grande Sertão, di João Guimarães Rosa.
Io vi consiglio:
Machado de Assis, "Dom Casmurro", "Memórias postumas de Brás Cubas";
João Ubaldo Ribeiro, "Viva o povo brasileiro";
Rubem Fonseca, "Agosto";in Italia pubblicato dal Saggiatore, mi pare -
Chico Buarque de Hollanda, "Budapeste", in Italia pubblicato da Feltrinelli;
e Matteo Gennari, "Rio Negra", scritto direttamente in italiano!
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