domenica 21 giugno 2015
Sintomi
Non sopporto il
mio stato mentale:
sono scontenta,
garrula, asociale.
Odio i miei
piedi, odio le mie mani,
non
m’interessano lidi lontani.
Temo il
mattino, la luce del giorno;
odio, la notte,
al letto far ritorno.
Maldico chi
agisce onestamente
non tollero lo
scherzo più innocente.
Non mi appagano
un quadro, una lettura:
per me il mondo
è soltanto spazzatura.
Sono cinica,
vuota, scombinata.
Non so come non
mi abbiano arrestata
per quel che
penso. I vecchi sogni andati,
l’anima a
pezzi, i sensi torturati.
Non mi è chiaro
nemmeno come sto
ma certo non mi
piaccio neanche un po’.
E litigo,
cavillo, gemendo di paura:
penso alla
morte, alla mia sepoltura.
L’idea di un
uomo mi lascia sconvolta…
Sto per
innamorarmi un’altra volta.
Dorothy Parker
***
Da “Poesia” numero 302 -
traduzione di Silvio Raffo - Fondazione Poesia Onlus - Crocetti editore
- marzo 2015
7 commenti:
Avrei potuto scriverla anche io.
Non così bene, intendo.
Ma forse potrebbe scriverla qualsiasi donna una poesia così autentica e cruda.
Vera. E per questo incantevole.
@Euridice
Cruda e incantevole sono due aggettivi perfetti per definirla. Dobbiamo ringraziare Silvio Raffo per l’ottima traduzione.
Sono d'accordo con Euridice.
Leggendola ho trovato molte cose mie: cose di donne stanche, disilluse, svuotate. Comune a tutte noi, in fondo, almeno in una parte del cuore.
@Lisa
Mi piace, infatti, per la sua universalità. Ciascuno può sentirsi così, ha diritto di essere come una donna “cinica, vuota, scombinata”. Uomini… donne … tutti. Perché non dirlo, anzi cantarlo?
Splendido. E davvero non c'è niente di "deprimente" in questo. E' al contrario, bello e liberatorio, in un modo che dà gioia.
È così, Elena. La bellezza e la musicalità di questa poesia (che non sembra neanche una poesia tradotta)sono in grado di riscattare un contenuto che qualcuno, disattento, potrebbe definire tetro. No, il canto è sempre liberatorio, non è un grido di sconforto, è sarcasmo distillato.
La cara Dorothy... mi piace tutto di lei :-)
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