Le parole secondo Philip K. Dick

venerdì 15 giugno 2018




“Parole, pensava.
Il problema centrale della filosofia. La relazione fra parola e oggetto… Che cos’è una parola? Un simbolo arbitrario. Eppure viviamo tra le parole. La nostra realtà è fatta di parole, non di cose. Comunque non esistono cose; una gestalt nella mente. La cosità… Il senso della sostanza. Un’illusione. La parola è più reale dell’oggetto che rappresenta.
La parola non rappresenta la realtà. La parola è la realtà. Per noi, comunque. Forse Dio arriva agli oggetti. Ma noi no. “

***
da ”Tempo fuor di sesto” - Philip K. Dick - traduzione di Anna Martini – Fanucci Editore – agosto 2017

10 commenti:

Mia Euridice ha detto...

"In principio era il Verbo".
E non è una anomalia.

Ettore Fobo ha detto...


@Euridice

Ebbene sì.

Humani Instrumenta Victus ha detto...

La grande questione gnoseologica.

Ettore Fobo ha detto...


@Humachina

Sì, efficace questa sintesi di Dick. In un romanzo, tra l’altro, non tra i suoi migliori.

Maria ha detto...

Spunto interessante, capisco e tuttavia non condivido.

Le parole senz'altro inventano anche cose. Te ne accorgi quando metti a paragone diverse lingue, e ti accorgi che certi concetti/modelli di pensiero/sentimenti non esistono nell'altra lingua. Quindi le parole sono funzionali alla "vita da fare" di ogni determinata cultura, e a i suoi miti/campi psichici.

Per i buddisti arrivare alle "cose come sono" significa togliere l'unidirezionalita' del pensiero, il filtro mentale, il significato delle parole precostituito. So di strutture mentali che pensano senza parole, senza flusso mentale verbalizzato, ma per immagini o altro.

Io credo al POTERE vivo delle cose: guardare un fuoco per es., e veder spirito di fiamma che tende sempre verso l'alto, forza che brucia, calore che riscalda, spirito della casa, colore che rinforza, potere che piega e incenerisce ecc. Credo che le cose si impongano sulle loro rappresentazioni, ma che le rappresentazioni a volte ce le nascondono.
Si dice "fuoco" e lo si circoscrive alla parola, togliendone l'attenzione profonda alle sue qualita'.

Credo che le parole vadano ripulite, perche' se ne fa abuso, le si privano della loro sfumature finche' sembrano perdere il loro significato... e li' accade che le parole si "cosificano", ma invece che oggetti vivi diventano sassi morti ;-) Ritornando a G. Debord potrei dire che proprio la "rappresentazione delle cose in parole" ne ha assimilato tutto il loro potere rivoluzionario, libero, creativo.

Anche per le parole si potrebbe dire (senza neanche uso di immagine) alla Magritte "ceci n'est pas une pipe": "questo non e' un FUOCO"

Eppure, solo dicendo la parola, ho (platonicamente) evocato la tua idea di fuoco e le esperienze piu' forti che ne hai avuto.

Ettore Fobo ha detto...


Io invece credo alla potenza delle parole anche se riconosco estrema la posizione di Dick. Mi affascina pensare che la parola sia la totalità dell’esperienza psichica. Ma è una disputa filosofica millenaria. Grazie del commento Maria.

Elena ha detto...

"Per noi, comunque". Altrimenti non ci ritroveremmo qui.

Ettore Fobo ha detto...



@Elena

Come nella frase di Wallace che citi nel tuo blog. "La parola è la realtà". E questa è anche una prigione.

Elena ha detto...

Esattamente. Un caro saluto Ettore.

Ettore Fobo ha detto...


Un caro saluto, Elena.