giovedì 7 aprile 2022
Io canto il Lambro dalle labbra fetide
che oltre l’orizzonte degli aceri è regno
di nutrie topi orribili rospi e chimere.
Pozze di liquame industriale,
copertoni d’auto, taniche di benzina
lo infestano che limpido
ancora il suo nome risuona.
Intossicato dalla Storia, come noi tutti,
fiume dell’umana lordura io ti canto.
Lungo i tuoi argini vive negletta
una popolazione oscura,
oscena forse, nell’ombra che vive
una vita molesta.
Io canto il Lambro dalle labbra fetide,
dalle acque infette e onoro
la smorfia sfigurata degli aceri
che giunge fino al cielo.
Nostalgia di un fiume tu sei,
ricordano i vecchi la tua limpidezza;
Milano, mostro acefalo,
ti ha reso ciò che sei diventato:
a cielo aperto fogna di tutto e di tutti.
Ho pietà di te, fratello fiume.
Ettore Fobo (marzo-aprile 2022), inedito
2 commenti:
Potente e suggestiva come i liquami postindustriali
Grazie Kremo.
Posta un commento