Sulla letteratura come follia

sabato 6 febbraio 2010

"Il futuro ci riserverà psicopatologie. La gente è disposta a tollerare livelli di psicopatologia sempre più elevati nella vita moderna. Livelli impensabili 50 anni fa. Come questa specie di apertura verso la pornografia, il che, tra l’altro, è un bene. Mi piace. La pornografia è bene, è controcultura. Il capitalismo ha una grande inventiva, una capacità di trasformarsi con brevissimo preavviso. Se qualcosa non va e tu non vuoi comprarla, non fa niente! Inventeremo qualcosa di nuovo, riempiremo i negozi con qualche novità. Ecco, io temo che la gente — annoiata per la maggior parte del tempo e senza nulla per cui vivere, specie in Inghilterra — si lascerà andare alle psicopatologie perché sono divertenti, sono esaltanti. Siamo tutti un po’ folli e ci possiamo divertire facendo i matti. E li che si annida il pericolo, una specie di nuovo fascismo che sorge".
James G. Ballard

(Questo brano è tratto da FasNefaust)

Psicopatologia è un termine ingombrante, dissociamo la violenza della crudeltà dall’iconoclastia del folle. Fatto questo, notiamo come la follia sia sdoganata anche nelle pubblicità, oltre che dal linguaggio del tipo “godo come una pazza”. E allora mi sembra di poter cogliere l’aspetto positivo di tutto questo: si tratta forse dell’irruzione dei segni della realtà profonda, a scapito della nauseante e lacerante coscienza? O addirittura del ritorno alla mania greca, che Socrate considerava divina? O soltanto un nuovo gioco di società, dopo la morte di Dio ?

Verranno fuori Baccanti da questo chiar di luna che sorge ? O la clava del buon senso schiaccerà il petalo di ogni veggenza ? Perché di questo si compone quella che noi chiamiamo follia, uno sguardo altro sulle consuetudini della nostra solitudine.

Nell’Anti - Edipo Deleuze ha mostrato chiaramente che la schizofrenia è l’essenza del capitalismo, non l’ormai fantomatica ragione dei lumi. Noi vogliamo sbriciolare il logos, fine dell’illuminismo, ma il logos poi si ricompatta in nuovi miti, favole per intrattenere il niente.
Il folle è colui che inventa nuovi stili di vita, la catatonia è l’essenza pietrificata del nostro grido umano. Riconoscere questo in ogni cellula è alzare un altare alla divinità del niente. Il fascismo che sorge non è per le streghe. E’ puttanopoli elevata al cappio e non sa che farsene del vuoto, che brilla di tutte le promesse di uno spazio immenso.

Qualcuno ha scritto che quando la follia perderà il suo legame con la malattia mentale, si scoprirà che il suo discorso incomprensibile era proprio il fondo dell’essere, e che il balbettio autistico racconta dell’uomo più di quanto faccia il ragionamento più sofisticato. Cosa c’è di più attuale e postmoderno di uno schizofrenico? Non è forse tutta schizoide, abc di Deleuze, la grande letteratura ? Ecco per voi recitato un esempio, tratto da Super Eliogabalo di Alberto Arbasino:

“ Abbiamo deciso di separarci definitivamente dalla scienza … perché abbiamo concluso che se una casa piena di gadgets ci pare ridicola, una nazione piena di macchine ci sprofonda nel tedio, nel fastidio, nel lutto del Tutto … Sull’astronave andateci voi- io no –e i vostri transistor metteteveli tutti nel dietro … tutto tutto lontano dai presuntuosi presepi di quell’Illuminismo che è davvero la minore età dell’uomo qualunque della strada, e insomma bisogna uscirne al più presto, e all’intelletto intollerabile sostituire l’aberrazione e l’immaginazione, la frattura, la scissura, lo scarto rispetto alla norma, l’afasia, la folly, e le Folies. Cioè la parola poetica. Olè”.

Tutto tende al pensiero selvaggio, è la lezione di Levi-Strauss, ecco perché la follia è così vitale e ci assorbe, anche nel vacuo limbo della quotidianità. Passatempo per ricche amebe svuotate, tragica dominazione del sogno sopra ogni realtà, incontrastato regno dell’onnipotenza bambina, lacrima di un universo sconfitto, grande pernacchia al reale e alle sue leggi. Tutto questo e altro ancora, per impollinare d’ombra il pensiero, così mediocre, così pieno di meschino io. Forse non è più tempo per vite assennate.

La follia è l’eros del nostro tempo.




3 commenti:

Lukha Kremo Baroncinij ha detto...

Ballard per antipasto. Ti apre lo stomaco e non hai più voglia di mangiare. O meglio, hai voglia di vomitare, consapevolmente bulimico che annulla tutto il resto per godersi quel momento di goduria.
Deleuze come minestra. Ora è chiaro che non si può più tornare indietro.
Ti paice o no? Ma ormai il cibo è diventato te stesso. La schizofrenia sei tu, il capitalismo è la tua pulsione più bassa, pazza, più tua.
Secondo Arbasino: e siamo0 alla maladigestione, mandare affanculo tutti sapendo di avere comunque ragione, hai voglia di scorreggiare e godere di essere una macchina che trasforma delizie in merda.
E il dolce?

Ettore Fobo ha detto...

Il dolce è Nietzsche che scrive:

"Forse la follia è una maschera che nasconde un sapere troppo fatale e troppo sicuro". Ciao

Lukha Kremo Baroncinij ha detto...

un vero profiteroles!