Aforismi proibiti e libertini- A.V- a cura di Riccardo Reim

giovedì 5 marzo 2009


Il piacere è naturalmente vivo e scintillante. Se fosse possibile paragonarlo a qualcosa, lo paragonerei a quei fuochi che fuoriescono bruscamente dalla terra e che svaniscono nel momento che il vostro occhio, colpito dallo scoppio di luce, si sforza di coglierne la causa. Sì, questo è il piacere: si mostra e sfugge. “Jean- Charles Gervaise de Latouche



La letteratura libertina del settecento francese è stata un fenomeno complesso, che questa antologia, curata da Riccardo Reim, ha il merito di mostrare in tutte le sue sfumature. L’eros ovviamente è posto al centro delle riflessioni di questi letterati, ma da questa visuale il mondo acquista altre tinte e tutte le sue convenzioni vengono affrontate, per essere dissolte in quel gran fuoco amoroso che tutto arde. Così il discorso che affiora da questa raccolta fonde lirismo e oscenità, riflessioni morali e politiche, invettive contro Dio e sottili insegnamenti di seduzione, giacché nulla sfugge all’acuta analisi della società del tempo che questi scrittori scandalosi affrontano; analisi spesso distruttiva dei valori su cui la società stessa si poggiava e quindi sovversiva. Ma questi sovversivi hanno l’amore sessuale al posto della bomba, amore che viene illuminato da una luce di grazia, tanto che l’orgasmo passa per essere in uno di questi aforismi la divinità stessa, sprofondata negli abissi affascinanti della carne. La leggerezza del tono di alcuni, la sfrontatezza calcolata e spesso elegante di altri, la volgarità a volte spietata, e in particolare la lucida crudeltà filosofica di Sade, conferiscono a questo agile libretto un notevole interesse storico ma non solo, se ciascuno è alla ricerca della chiave per risolvere il mistero del sesso qui c’è, letteralmente, molta carne al fuoco. E’ proprio un vademecum per lo spesso ignoto e fuggevole territorio della voluttà, parola che in questo libro acquista tutta la risonanza magica che poi troveremo anche in Baudelaire. Gli aforismi del titolo sono in realtà frasi estratte da romanzi di autori come Diderot, Restif de la Bretonne, Choderlos de Laclos, Crebillon fils, Latouche, il già citato Sade, considerato però l’estremo sussulto di quella letteratura, il suo epilogo, nonché il suo teorico più avvincente. Sono soprattutto le parole dello scrittore di Justine a rendere irsuto il pelo del nostro più ipocrita perbenismo, specialmente nel suo continuo assalto alla divinità, degradata in più di un passo a pura superstizione di cui ridere o ad obbrobrio per la ragione, giacché solo in un mondo senza Dio, per Sade, l’uomo può ritrovare la sua libertà perduta. Egli affronta il terreno minato delle convenzioni borghesi per far esplodere la bomba di un egoismo naturale, invitando gli uomini a far cadere tutte le maschere e rivelarsi nella loro natura malvagia. Fu proprio il terribile poeta nero della distruzione, autore di quelli che sono, per alcuni, i libri più scandalosi della letteratura occidentale e pagò questo anticonformismo pericoloso con una vita fatta di prigioni e manicomi; così egli, che voleva essere carnefice, fu vittima di quella stessa ipocrisia contro di cui lanciava i suoi strali, esempio di letterato perseguitato per le sue idee sovversive. Ebbe la forza di rompere con il passato della letteratura, agendo con crudeltà per generare un altro movimento, che ebbe in Nietzsche il filosofo più eloquente. Ma oltre a Sade, altri autori hanno brillato per quel breve scorcio di passione che fu questa letteratura, che per lo più si volle pagana, satirica e scandalosa. Lo scandalo era soprattutto rivelare l’ipocrisia di un’intera società, che praticava in segreto ciò che pubblicamente deplorava. Ma non è solo sesso come si potrebbe pensare superficialmente, tutta una retorica della seduzione prende forme nelle pagine di questa antologia, si arriva persino a sfiorare il segreto che la donna custodisce, a interrogarsi sul suo fascino tanto potente, con la consapevolezza che, come scrive Mirabeu “ Molto spesso la passione degenera in furore “. Per questi scrittori la potenza della donna è la seduzione e non ci si inganna a proposito dei maschi, tesi unicamente “ ad appagare le loro passioni." Altrove invece la donna diventa la vittima sacrificale di un gioco erotico che la deve vedere sconfitta, cioè posseduta. Tanto che per un autore il “ti amo” proferito da una bocca femminile equivale a “m’arrendo”, anche se poi c’è la consapevolezza che in questa resa sta tutto il suo piacere più profondo, per i maschi insondabile e invidiato. All’origine dello scambio amoroso, c’è proprio la ricerca del piacere, che scrive Crebellion fils, solo per decenza si traveste d’amore e sentimento, alibi per mascherare la necessità profonda del godimento. Così questi brani nel loro insieme appaiono animati da un amore profondamente e liberamente carnale, per cui la sessualità, liberata dalle pastoie del moralismo, può assumere anche l’aria di un sacrificio rituale, o di una festa. C’è un trasporto che raggiunge la vertigine di una galanteria raffinata, che avvolge anche il desiderio più infuocato, c’è una passione che nomina ogni aspetto del godimento il più delle volte con una leggerezza incantata. Le massime amorali, la caustica critica sociale, le riflessioni antimonarchiche e l’anticlericalismo sono l’ulteriore lascito di questi autori,la loro manifesta opposizione, spesso irridente, ai costumi del loro tempo. Non mancano riflessioni sulla gelosia, derisa da Sade, ma considerata alla stregua di una passione fondamentale, nonostante si proclami la sua inutilità e idiozia e discorsi intorno alla virtù, non amata da questi scrittori, con la verginità spesso esecrata, e questi furono alcuni dei molteplici fattori che li posero in fortissima collisione filosofica con il cattolicesimo, e in questo sia Diderot, ma soprattutto Sade, anticiparono il pensiero di Nietzsche, forgiarono la visione di Bataille, in nome di una natura in cui non esiste alcun ordine morale, in cui il piacere è razionale, e ciò che gli si oppone malato. Ma Sade a volte si rifiuta di ipostatizzare questo principio, per ricondurre l’uomo alla sua potenza di essere libero, non soggetto a Dio, né a qualsivoglia forza naturale, diversamente dalla maggior parte di questi autori, che invece idealizzano eccessivamente la natura, considerandola come la verità pura dei sensi, in contrapposizione alle menzogne della cultura, sempre repressiva, sempre ipocrita, in questo modo rischiando di intrappolarsi nella gabbia delle necessità naturali, come scrive Giovanni Macchia. Ma se è vero che “ Non c’è amore senza delirio"come scrive Choderlos de Laclos, questo delirio deve essere vissuto con coraggio e soprattutto senza pregiudizi, altra parola aborrita da questi scrittori. In conclusione, questa antologia è bella perché offre la possibilità di avvicinarsi ad una letteratura, che dà l’idea di nascondere tesori notevoli, anche se, data la varietà, non tutti i brani sono interessanti allo stesso modo, ma penso che questo sia giusto per dare la vera sostanza di un movimento. Il messaggio quasi estatico di questi scrittori è che l’assoluta sacralità del sesso non debba essere smentita mai; essi sono stati gli alfieri di una sorta paganesimo senza dei, in cui il piacere può diventare raffinato istinto, all’arte spettando il compito di dire anche la verità più scomoda e crudele.
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1 commenti:

CK ha detto...

"Il messaggio quasi estatico di questi scrittori è che l’assoluta sacralità del sesso non debba essere smentita mai; essi sono stati gli alfieri di una sorta paganesimo senza dei, in cui il piacere può diventare raffinato istinto, all’arte spettando il compito di dire anche la verità più scomoda e crudele."

Bellissima conclusione, poetica, che condivido quasi completamente.
Soprattutto perchè compito degli artisti deve essere quello di svelare la realtà che è sempre cruda e crudele, non certo quello di costruire rappresentazioni illusorie e consolatorie (principalmente per loro stessi, desolati infelici..lo siamo tutti con diversi gradi di consapevolezza).
Ottimo pezzo, un peccato che venga relegato su un blog personale, che leggeremo in pochi.