sabato 29 ottobre 2016
“Si dice che Vitalie Rimbaud,
nata Cuif, ragazza di campagna e donna malvagia, sofferente e malvagia, dette
alla luce Arthur Rimbaud. Non si sa se prima maledì e soffrì più tardi, o se
maledì la sua sofferenza e in quella maledizione persisté; oppure se anatema e
sofferenza uniti come le dita della mano si accavallavano nella sua mente, si
scambiavano, s’importunavano, e di modo che fra le dita nere, irritate dal loro
contatto, lei stritolava la sua vita, suo figlio, i suoi vivi e i suoi morti.
Ma si sa che il marito di quella donna e padre di quel figlio diventò da vivo
un fantasma, nel purgatorio di guarnigioni lontane dove non fu altro che un
nome, quando il figlio aveva sei anni. Si discute se quel padre futile, che era
capitano, annotava inutilmente grammatiche e leggeva l’arabo, abbandonò a buon
diritto quella creatura d’ombra che voleva trascinarlo nella sua ombra, oppure
se fu lei a diventare così per via dell’ombra in cui quella partenza la gettò;
non si sa niente.”
***
Incipit di “Rimbaud il figlio” – Pierre Michon - traduzione Maurizio Ferrara
– Mavida, 2005
2 commenti:
Niente male. Davvero niente male.
@Euridice
È un libro davvero bello.
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