mercoledì 11 marzo 2020
Il giorno dopo il diluvio non può essere che un enorme silenzio, simile a un serpente di gelo, che sulla terra desolato si sparge. Sandman lo sparge sul nostro capo come un’apotropaica polvere di benedizione.
Siamo ben oltre il nulla e la morte, nell’istante della nostra eterna presenza. Davanti a cosa siamo presenti? Se è proprio la nostra sparizione nell’essere ad assorbire tutta l’attenzione del Grande Testimone?
Così, quanto siamo distanti dal centro infuocato dell’Oblio? Catapultati in questo istante in cui mancando centriamo il bersaglio del nostro eterno ed interno divenire.
Il diluvio perlomeno era eccitante come la paura del tuono ma il giorno dopo il diluvio è un giorno in cui il lutto erige il suo Tempio fin dentro il cuore che, pulsando, scopre che il Grande Testimone è assente e la nostra è la solitudine perfetta di chi sparendo non è mai esistito.
Il momento è solenne e ci
proietta in un’attesa infinita perché il giono dopo il diluvio scopriamo che
non c’è più giorno né diluvio, che il silenzio era un trucco per nascondere il
canto perpetuo che avevamo chiamato universo ma era un sogno.
Così scopriamo, il giorno dopo il diluvio, che anche il diluvio era un sogno e in un mondo senza testimone possiamo tentare di mutare il nostro stesso respiro nel primo atto del risveglio o, se preferite, accettare che la danza, mutando il colore dell’alba, getti il sole nell’abisso ed estragga dal nostro corpo il moto perpetuo di un'omerica e oceanica erranza. Non poteva essere, il giorno dopo il diluvio, che l’occhio cieco del ciclone a spalancare la nostra veggenza!
San Giuliano Milanese, Milano, Italia, 11 marzo 2020
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